“Se tratti una persona per come è, essa rimarrà quella che è, ma se la tratti come se fosse quella che dovrebbe essere, diventerà quella che dovrebbe e potrebbe essere”.
Sono rimasto particolarmente colpito da questo aforisma dello scrittore tedesco Goethe. Mi ha colpito per due motivi. Il primo motivo è che, dal mio punto di vista, incarna in maniera eccelsa una delle chiavi fondamentali con cui trattare le persone con le quali interagiamo. Il secondo motivo è che non posso fare a meno di notare che aderisce perfettamente ad un punto cardine della metodologia utilizzata nel Coaching.
Cosa vuole dirci Goethe con questa sua frase e quale insegnamento possiamo apprendere per poi utilizzarlo nella nostra vita lavorativa e personale? Io ti do la mia interpretazione, spiegandomi meglio su cosa intendo.
“Se riesci a vedere le reali capacità e potenzialità delle persone con cui interagisci, sarebbe opportuno e auspicabile che le trattassi per quelle che esse realmente potrebbero essere al fine di aiutarle a diventarlo”.
Se realmente riuscissi a predisporti ad un ascolto attivo (ascolto vero, non il semplice udire) e ad entrare in empatia con i tuoi interlocutori, leggere più in profondità per capire chi realmente abbiamo di fronte non dovrebbe essere molto complesso. Sarà proprio la nostra accortezza a contribuire ad accrescere la loro autostima portando le persone ad essere più efficaci in ciò che fanno come naturale conseguenza.
Potremmo definirla una sorta di “profezia auto-avverante” nei confronti di quella persona che semplicemente essendo trattata per quella che potrebbe essere, attiverà quei meccanismi che poi la porteranno a diventarci. In realtà, anche se ciò fa parte del processo evolutivo per una serie di ragioni che esulano dal concetto su cui sto ponendo l’attenzione, nella pratica accade semplicemente che diamo fiducia ad una persona riconoscendole semplicemente delle qualità che egli in maniera latente già ha, ma non esprime.
Il semplice riconoscimento di queste sue potenzialità potrebbe contribuire a far sentire la persona gratificata e ad avere maggior fiducia nelle proprie possibilità innescando quel naturale processo di crescita che la farà eccellere in ciò che più ama fare, facendola diventare quella che realmente vorrebbe e dovrebbe essere come appunto ci suggerisce Goethe nel suo aforisma. Con poco abbiamo fatto tanto.
Ovviamente starà poi alla persona stessa coltivare queste sue potenzialità, perché senza un’azione concreta non succede nulla, e questo è il secondo spunto di riflessione che mi ha generato la frase di Goethe. Sì perché, come accennavo all’inizio, uno degli aspetti della metodologia stessa del Coaching è basata sulla ricerca e sull’allenamento delle potenzialità. Un Coach, essendo un professionista che pone al centro della sua attività la felicità del cliente, è uno scopritore di potenzialità. Esercitare le proprie potenzialità è una delle chiavi per il raggiungimento della felicità. Il loro utilizzo fa si che si inneschi un circolo virtuoso che partendo dal fare ciò che più ci piace e più ci riesce meglio porta al raggiungimento della felicità. Utilizzare le proprie potenzialità ci fa sentire bene e ci fa vivere meglio.
Usciamo adesso un attimo dall’aspetto prettamente riservato all’attività del Coach come scopritore e allenatore di potenzialità umane e torniamo alla quotidianità. Ci tengo a precisare che questa accortezza di trattare le persone come se già fossero quello che potrebbero essere può divenire utile in campo aziendale, o lavorativo in genere, per assicurarsi un team di persone performanti, appassionate e felici. Immaginiamo inoltre quanto potrebbe essere utile usare questo stile comunicativo anche con il proprio partner, o magari con i figli, o con chiunque abbiamo a che fare. Il risultato finale sarà sempre un incentivo per la persona che riceve il “trattamento”.
Scommetto che fra tutte le persone con cui interagisci, c’è ne una in particolare che sono convinto proverebbe un enorme piacere ad essere trattata per quella che realmente è. Qual è la persona con cui hai a che fare per 24 ore al giorno 7 giorni su 7? …sì, esatto te stesso. Come ti sentiresti ad usare l’accortezza di cui abbiamo parlato proprio con te? Chi più di te conosce i tuoi talenti e le tue potenzialità? Inizia con il riconoscerle e il riconoscertele e poi magari pensa ad un piano su come allenare le tue potenzialità latenti per diventare quello che realmente potresti essere.
Spero che il post ti sia piaciuto e come sempre avrei piacere di avere un tuo feedback. Inoltre se hai qualche domanda particolare sull’argomento, puoi contattarmi in privato.
Prenditi cura di te.
With Love
M.C.