Tante volte ho parlato di chi sia un Coach e come svolge la sua attività, ma dalle domande che mi rivolgono e dalle tante e-mail che mi arrivano, ho capito che per qualcuno ancora non è chiaro un aspetto di fondamentale importanza, ovvero che il Coach non è un motivatore.
Almeno non lo è nella maniera in cui lo intendono normalmente le persone.
E’ vero che parlare con un Coach impenna la tua motivazione, ma questo accade in quanto il Coach ti tira fuori qualcosa e non ti mette dentro nulla…andando avanti nella lettura capirai cosa intendo.
Il Coach ti accompagna dallo stato di crisi al risultato desiderato facendoti esercitare le tue personali potenzialità nel ritagliarti il perfetto piano d’azione che ti condurrà alla meta desiderata.
Questo va detto a scanso di equivoci, in quanto il Coaching basa la sua metodologia sull’unicità della persona e dell’azienda. Per cui, come ho già ribadito in altri articoli, non esiste una ricetta unica e valida per tutti.
Siamo tutti unici ed irripetibili, per questa ragione, anche se ci fossero obiettivi identici da raggiungere per due persone diverse, ci saranno due diversi piani d’azione.
Ognuno di noi ha le proprie abilità e competenze, ed è per questo motivo che il Coach deve identificare quali sono le tue inclinazioni.
Con quelle tue uniche potenzialità, il Coach costruisce la strada che ti porterà dallo stato di crisi al futuro desiderato.
Possiamo quindi definire il Coach come un cercatore e allenatore di potenzialità.
Utilizzare le proprie potenzialità equivale a fare quello che ci piace e ci riesce meglio. Ovviamente se facciamo quello che più ci piace e ci riesce meglio, non possiamo che essere motivati.
Questa motivazione viene definita intrinseca perché parte da dentro di noi e non da una carica che ci arriva dall’esterno attraverso l’opera di un “motivatore”.
Appare ovvio che, il Coaching, non va confuso con quelle tecniche motivazionali, normalmente basate sull’utilizzo di programmi consolidati che danno una forte carica nell’immediato per poi sparire più velocemente di una fetta di cocomero alla gara della festa al porto di Pescara.
Ti è mai capitato di partecipare ad un evento di qualche multinazionale, oppure ad un incontro di qualche azienda di multilivello, o anche ad un qualche corso di formazione in cui si usano musiche assordanti e motivanti e lo speaker usa uno stile comunicativo molto incalzante? Ecco, in tutti questi casi, quella motivazione che ti entra in circolo immediatamente, altrettanto immediatamente svanirà non appena ci si scontra con la realtà.
Lentamente ci si sgonfia e si torna ad essere demotivati come prima, con l’aggravante della perdita di autostima in funzione del fatto che, abbiamo rafforzato l’idea che senza un motivatore non siamo in grado di poterci risolvere. Un brutto affare.
A questo punto si innesca un processo esponenziale di bisogno nel rivolgersi ad un motivatore che, come per un’altra qualsiasi dipendenza, ci da la giusta dose per stare su di giri fino al prossimo appuntamento.
In realtà, proprio sulla base di quanto spiegato sulle potenzialità, solo utilizzando le nostre capacità e talenti siamo realmente motivati a compiere le azioni che ci occorrono per poter conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Essendo tutte le persone diverse tra di esse, non può esserci un motivatore che semplicemente usando delle leve particolari, ci possa dare la carica ogni volta.
La vera motivazione nasce da dentro di noi e non può essere portata dall’esterno.
Usando le nostre potenzialità, ovvero facendo quello che ci piace e sappiamo fare, abbiamo la certezza di essere sempre genuinamente motivati senza ricorrere all’ausilio di saltimbanco da circo e musiche da discoteca.
Questa è una piccola ricetta di sicura felicità. Conduci la tua vita facendo sempre quello che ti piace nei limiti della leicità.
M.C.